MIMMO ROTELLA

Rotella stava cercando di trovare qualche forma di innovazione artistica, visto che secondo lui “tutto ormai era stato detto”, e allo stesso tempo il suo obiettivo era dare dignità artistica ad un oggetto comune considerato di scarso valore e tolto dal suo contesto naturale.

Mimmo Rotella si dedica al décollage che serve non per costruire ma per demolire l’opera ed era lo strappo lo strumento che usava per esprimersi. 

Anche se lo strappo è un'azione di sottrazione, nelle opere non si percepisce la mancanza di qualcosa, bensì la volontà di esprimere e dare risalto anche a ciò che sta dietro la prima impressione. Gli strappi, a volte grandi, altre volte piccoli, a volte profondi, altre volte solo accennati, sono come un testo che mette in risalto le parole chiave nella volontà di esprimere un concetto.


La parola chiave scelta è stratificazione perché è una delle azioni che l'artista compie, è fortemente percepita mentre si osserva il quadro e gli effetti degli strappi non sarebbero possibili senza di essa.

-Una personale interpretazione
Le azioni di stratificare e strappare per svelare quello che c'è sotto ci fanno pensare al nostro territorio fatto da strati di storia che si sovrappongono e che noi oggi cerchiamo di indagare scavando. O più semplicemente ad un nostro percorso di studio dell'architettura che si sviluppa su diversi formati di tavole grafiche e che in questo articolo viene proposto come una personale interpretazione.



ALBERTO BURRI
Questo artista pone tra le sue priorità la materia e non si preoccupa di tramandarla, usa materiali consunti, stracci, lamiere, legni combusti, sacchi, materiali già vecchi, che danno da subito la sensazione di una durata limitata nel tempo, destinati a mutare, degradare, morire, in una chiara metafora di quello che è il destino dell'uomo. Quando invece utilizza materiali nuovi, li trasforma, li brucia, li tormenta, li straccia, caricandoli, attraverso la sua azione, di un significato inusuale ed intenso, sollecitandoci ad interrogarci sul loro stato.
In Burri l'azione creativa coesiste con l'intenzione distruttiva di accelerare con un intervento diretto il processo di invecchiamento e di logoramento dei residui materici per inglobarvi il concetto del tempo, che inesorabile trascorre: il fuoco, l'essicazione sono mezzi per attuare una forma di purificazione che, devitalizzando l'oggetto, ne amplia il significato simbolico, le "combustioni" sono materia danneggiata che perde la sua integrità fisica per acquistare un significato meta-fisico, perchè solo così può raccontare la mutevolezza e la caducità della vita.

La parola chiave scelta è matericità perché i concept delle sue opere sono ispirati proprio dalla materia che è sempre diversa, così come le sue opere infatti, e la materia ispira il processo di invecchiamento che la renderà opera.

-Un analogia con l'architettura

Con uno sguardo verso i materiali impiegati nel campo dell'architettura viene in mente una tecnica, quella della bruciatura di tavole di legno per annerirle e usarle successivamente come rivestimento per gli edifici. Un processo di trasformazione della materia che usa il fuoco, uno dei tanti elementi che usa anche Burri, per dare una nuova connotazione estetica ad un oggetto.

MARIA LAI
Il forte legame che Maria Lai ha con la propria terra, con i suoi abitanti, le sue storie e i suoi miti la porta a realizzare alcuni tra i più intensi interventi pubblici realizzati in Italia.
Molte delle sue opere prendono forma di libri fatti di stoffa e di fili, ma anche di telai, e vedono un utilizzo del cucito come metafora di connessione e di relazione.

-Legarsi alla montagna
Legarsi alla montagna poneva domande sul senso di comunità e sulla possibilità di ritrovare un’idea della stessa. Il passaggio del nastro stabiliva un percorso nel tessuto urbano visualizzando spazialmente i rapporti sociali. Dalla tessitura e dalle scritture ricamate su tela, Maria Lai passava per la prima volta a disegnare con il filo nello spazio.
Alla dimensione spaziale si aggiungeva quella temporale. Passando tra le abitazioni, il nastro connetteva il presente al passato. Inoltre, univa il paese alla sua montagna vissuta come luogo di sostentamento, ma anche di morte. Maria Lai sembrava chiedere se fosse possibile ritrovare un senso comunitario nella memoria storica e collettiva, ma anche quale potesse essere il futuro e quale il modello del vivere assieme.

La parola chiave scelta è narrazione perché  è il mezzo attraverso il cui Maria Lai lega passato e presente, tradizione e innovazione, storia e mito, artigianalità e concettualità.

-Legarsi all'Aniene
In una personale interpretazione leghiamo l'Aniene agli altri elementi, naturali e non, che hanno un rapporto con l'acqua cercando delle connessioni all'interno del territorio che possano raccontarne la storia. L'Aniene è un affluente del Tevere, grazie alla presenza di questo fiume Roma si è sviluppata e qui arrivano gli acquedotti che ricevono l'acqua dalla valle dell'Aniene. Si nota così un sistema di relazione che connette l'uomo alla terra e in questo caso all'acqua che attraversa il territorio.



Lavoro svolto da Alice Trabalzini e Dalila Taffini 
Vedi blog  https://mariadalilataffinisintesisaggioit.wordpress.com/























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